Articolo tratto da "Trs 98"
E’ arrivato il giorno dell’interrogatorio per l’ormai ex Sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto al Tribunale di Palermo, dinanzi ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia,alla presenza del pm Fernando Asaro che si sta occupando dell’inchiesta e del procuratore aggiunto dell’Antimafia, Vittorio Teresi, con delega per la provincia di Agrigento. Petrotto era accompagnato naturalmente dai suoi legali: Ignazio Valenza e Giovanni Castronovo. La scorsa settimana, Petrotto ha avuto notificato un avviso di garanzia dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Fernando Asaro
. L’amministratore è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti avrebbe favorito le cosche di Cosa Nostra con l’affidamento diretto di lavori a imprese riconducibili all’ex boss Maurizio Di Gati (oggi collaboratore di giustizia). Secondo il pentito Maurizio Di Gati avrebbe favorito il fratello dell’allora boss di Racalmuto, Beniamino Di Gati, dipendente comunale, e quella di aver personalmente inscenato alcuni attentati incendiari di cui fu vittima. Accuse, dichiarazioni pesanti dalle quali nel lungo interrogatorio durato ben 4 ore Petrotto ha ribattuto punto su punto negando ogni suo qualsivoglia coinvolgimento sui fatti di mafia. L’ex primo cittadino, con molta calma e lucidita’ ha riferito sui fatti che gli vengono imputati, spiegando come sono andate realmente le cose. Accuse che Petrotto ritiene inaccettabili. Petrotto ha ribadito che uno dei primi atti della giunta del 1993, fu la deliberazione sulla costituzione del Comune di Racalmuto come parte civile al processo sulla prima strage, quella del 1991.
Oggi sembra una cosa scontata ma all’epoca non c’erano tanti precedenti in giro di quel genere. e di essere sempre stato in prima linea a Racalmuto come in tutta la Sicilia nella lotta per la l’abolizione di certi Comitati, in quegli anni c’era il famigerato Coreco. E anche quella fu una battaglia vinta. Ma fino a quasi tutto il 1997 dovemmo sottostare ai capricci di questo organismo. Un “rimedio” a questa situazione di stallo amministrativo fu trovato nel gennaio del 1996 quando con una legge regionale per accelerare le procedure nel settore dei lavori pubblici si diede facoltà ai sindaci di affidare lavori mediante trattativa privata, “in deroga ad ogni altra disposizione di legge” e per importi non superiori a 50 milioni di lire. Gli atti del Sindaco non venivano sottoposti al CO.RE.CO. e così si ricorse il più possibile a questo strumento. Noi decidemmo- ha dichiarato Petrotto- di affidare a rotazione a tutte le imprese locali tutti i lavori necessari per il paese. E così venne fatto. Fu una scelta politica di equità e trasparenza: centinaia e centinaia di piccoli lavori cambiarono piano piano il paese e nessuna impresa poteva dire di essere stata esclusa o discriminata. Intanto, a Racalmuto si continua ad attendere l’arrivo del commissario mentre l’altro ieri sera, il consiglio comunale ha deciso di non dimettersi in quanto non si sente coinvolto in queste vicende che si spera Petrotto possa uscirsene dopo le dimisiioni grazie al lavoro fiducioso della Magistratura.
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